Mostra agricola Campoverde premia butteri e allevatori di bovini
La razza Maremmana, con le caratteristiche corna a lira, “accompagna la nostra storia fin dalla fondazione di Roma; sono i buoi che portavano gli imperatori in trionfo” spiega Enrico Giuliani dell’azienda agricola Gnessi Teresa a Borgo Grappa (Latina) che ha allestito, in collaborazione con l’Arsial, un Museo del Buttero con ricca documentazione fotografica e gli strumenti di questo tradizionale mestiere.
“Noi stiamo cercando, anche a livello commerciale, di rimettere in piedi questa produzione perché è una carne – sottolinea – particolare: molto buona, molto digeribile, ma soprattutto non ha grassi e quindi praticamente si sposa con l’alimentazione moderna e sostenibile. Ed è un’italianità, patrimonio della biodiversità nazionale. Io – ammette – faccio il “buttero della domenica”, essendo un allevatore moderno. Ma è importante il lavoro dei butteri-professionisti che si alzano la mattina alle 4, sellano il cavallo e vanno in giro a pressare mucche al pascolo e a trovare i vitelli che magari nascono mezzo ai boschi. Il fascino di un lavoro della tradizione sta nel senso di essere coriacei e nell’amore per gli animali e per il territorio in una cultura che ancora oggi si tramanda da padre a figlio”. Intanto cresce tra i 45 allevatori in gara l’attesa per il giudizio degli esperti per l’orgoglio di sfoggiare un riconoscimento che attesterà il raggiungimento dei parametri di qualità del bestiame. “Non è una questione economica, ma di riconoscimento del lavoro di una vita” – precisa il decano dei butteri Paolo Ferrari. Infine, nella Falconeria, dimostrazioni di volo libero di rapaci diurni e notturni; una pratica riconosciuta come patrimonio culturale immateriale dell’Unesco.