Coldiretti, caporalato: a Latina una intollerabile tragedia

“E’ inaccettabile quello che è accaduto a Latina. Saranno le autorità giudiziarie a fare chiarezza, ma il quadro che sta emergendo in queste ore è agghiacciante. Un episodio disumano. Una intollerabile tragedia che inorridisce il mondo agricolo nazionale e conferma la necessità di tenere altissima la guardia contro il fenomeno del caporalato”. Così il presidente di Coldiretti Latina, Daniele Pili, nell’esprimere il proprio cordoglio e quello di tutta la Coldiretti per la morte del bracciante indiano, Satnam Singh, deceduto dopo essere rimasto gravemente ferito in un incidente sul lavoro e vergognosamente abbandonato senza che nessuno gli prestasse i necessari soccorsi.

“Coldiretti da sempre si batte per garantire la sicurezza sul lavoro – prosegue Pili – e una maggiore attenzione al tema del caporalato, lavorando in sinergia con l’Osservatorio Agromafie per assicurare un processo di legalità, che coinvolge le forze dell’ordine e le istituzioni, impegnate nella lotta a questo fenomeno”.

Coldiretti ha sostenuto fortemente la legge contro il caporalato per tutelare la dignità dei lavoratori e contrastare il tentativo delle agromafie di estendere il proprio controllo sul settore agroalimentare, sfruttando le persone e soffocando l’imprenditoria onesta. 

“Il mondo agricolo – conclude Pili – necessita di trasparenza. Bisogna tutelare la dignità e il lavoro dei braccianti. Bene ha fatto la Regione Lazio ad introdurre delle misure per la tutela della salute dei lavoratori, che sono maggiormente esposti al caldo eccessivo, con la firma dell’ordinanza del presidente Francesco Rocca che vieta le attività all’aperto dalle ore 12.30 alle 16.00, fino al 31 agosto 2024 nei giorni in chi il rischio di esposizione al sole con attività fisica intensa è segnalato come “alto” sul sito www.worklimate.it del progetto Worklimate dell’Inail, che ha reso disponibili mappe nazionali di previsione del rischio di esposizione al caldo”. 

Servono pene severe e rigorosi controlli – continua Coldiretti – che colpiscano il lavoro nero e lo sfruttamento, portando alla luce quelle sacche di sommerso che peraltro fanno concorrenza sleale alle imprese regolari. Ma è necessaria anche una grande azione di responsabilizzazione di tutta la filiera, dal campo alla tavola, per garantire che dietro tutti gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali, ci sia un percorso di qualità che riguardi l’ambiente, la salute e il lavoro, con una equa distribuzione del valore.