La regione Lazio caccia gli allevamenti di pesci dal Golfo di Gaeta, restano i molluschi

La questione è rimasta in sospeso per anni. L’itticoltura all’interno del Golfo di Gaeta, tra Formia e la stessa Gaeta, sono da tempo al centro di serrati confronti tra gli imprenditori proprietari e gli operatori economici del turismo e gli ambientalisti.

Si tratta di impianti che rendono l’acqua sporca e maleodorante che male si sposa con il turismo marittimo che richiede, invece, acque cristalline. Per questo la Regione Lazio a cui spetta l’ultima parola sulla questione ha deciso: gli allevamenti di molluschi potranno rimanere all’interno del Golfo di Gaeta, quelli di pesci, invece, dovranno essere spostati al largo.

La Giunta regionale del Lazio, presieduta da Francesco Rocca, ha approvato le modifiche, su proposta dell’assessore all’Ambiente e allo Sport, Elena Palazzo, alla delibera del 19 febbraio 2010 che, invece, vietava nell’area del golfo sia la piscicoltura che la mitilicoltura. “Interveniamo per fare ordine sulla delicata questione dell’area sensibile nel Golfo di Gaeta e dei suoi bacini drenanti – ha dichiarato in una nota l’assessore regionale all’Ambiente Elena Palazzo – Stiamo parlando dell’annosa problematica relativa alla presenza di impianti di itticoltura che comportano un inquinamento delle acque a causa della consistente produzione di fosforo e azoto legata alle deiezioni dei pesci presenti negli allevamenti.

Lo stesso non avviene, invece, nelle strutture per la mitilicoltura. I molluschi, come cozze o vongole, svolgono anzi un’azione filtrante. A queste conclusioni si è giunti grazie agli studi svolti con il supporto tecnico-scientifico fornito da Ispra, Arpa Lazio e Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica sperimentale. Per tali ragioni, supportati dai dati scientifici, abbiamo ritenuto necessario stabilire delle distinzioni che contribuiscano a fare chiarezza e diano indicazioni precise ai Comuni e agli operatori”.

A questo punto “sarà importante avviare lo spostamento offshore, ossia al largo, degli impianti che comportano un inquinamento delle acque all’interno del golfo, così come stabilito dalla Carta Vocazionale delle zone di mare della Regione Lazio – ha spiegato l’assessore Palazzo – Abbiamo voluto fare ordine in una materia complessa e gettare i presupposti per le azioni volte a tutelare l’ambiente. Sono particolarmente soddisfatta perché – ha concluso l’assessore Palazzo – con questo intervento dimostriamo come la tutela ambientale, se accompagnata da un adeguato supporto scientifico, possa viaggiare di pari passo con le esigenze produttive dei territori”.