Processo Purosangue Ciarelli, requisitoria del PM, Luigia Spinelli, chieste pene per oltre 30 anni complessivi

LATINA – Chiesti oltre 30 anni complessivi di condanne nel processo Purosangue Ciarelli dove agli imputati viene contestata a vario titolo l’aggravante del metodo mafioso. Come si ricorderà il processo era carico nove esponenti dell’omonimo clan arrestati a giugno 2022 che hanno scelto il rito ordinario. Sul banco degli imputati erano finiti Manuel Agresti, Ferdinando Ciarelli detto ‘Macu’, Matteo Ciaravino, Carmine Ciarelli detto Porchettone, Antoniogiorgio Ciarelli, Ferdinando Furt Ciarelli, il 23enne Ferdinando Ciarelli, Pasquale Ciarelli e Rosaria Di Silvio, moglie di Furt, accusati a vario titolo di estorsione, truffa, violenza privata, danneggiamento e lesioni, reati aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolazione mafiosa. L’imprenditore Fabrizio Colletti, minacciato mentre era detenuto a via Aspromonte, era costretto a pagare 2mila euro estorsioni all’interno del carcere di Latina

Nel corso della sua lunga requisitoria, il magistrato inquirente Luigia Spinelli ha ripercorso la genesi dell’inchiesta. Ha ricostruito sotto il profilo storico e giuridico gli equilibri criminali a Latina da oltre 10 anni a questa parte. Il P.M. ha messo in luce la paura delle vittime di denunciare gli episodi di violenza e il fondato timore di subire ripercussioni. Queste le richieste: 12 anni per Roberto Ciarelli, chiesti 6 anni e sette mesi per Maria Grazia Di Silvio, per la figlia Valentina Travali e per Francesco Iannarilli.

In aula hanno poi parlato le parti civili, il Comune di Latina e l’Associazione Caponnetto rappresentata dall’avvocato D’Amico. A vario titolo i reati ipotizzati sono: estorsione, truffa, violenza privata, danneggiamento e lesioni. Nell’inchiesta condotta dalla Squadra Mobile di Latina e coordinata dalla Dda, sono finite anche le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Il 3 luglio la parola al collegio difensivo a seguire la sentenza.