Siccità nel Lazio, non piove e dai consorzi di Bonifica serve acqua irrigua per 10 mesi l’anno
“L’irrigazione nel Lazio si è interrotta l’8 dicembre dello scorso anno ed è stata ripresa a metà febbraio scorso. È il terzo anno di fila che abbiamo dovuto anticipare l’inizio della distribuzione dell’acqua”.
Da quanto afferma Andrea Renna, direttore dell’Associazione nazionale consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue (Anbi) Lazio si comprende la preoccupazione legata alle conseguenze della siccità anche nel Lazio dove, ormai, a causa della mancanza di piogge, si innaffia 10 mesi l’anno.
Questo significa che, a parità di produzioni agricole, i periodi siccitosi aumentano e con essi anche il bisogno di risorse idriche. “Appena due mesi – dice Renna – per effettuare lavori di manutenzione ordinaria di tutte le strutture prima che si tornasse in attività”.
A metà febbraio “è stato necessario cominciare a innaffiare – prosegue Renna – perché ci sono colture agricole, principalmente a Roma, le carote ad esempio, che richiedono molta acqua. Fino a quattro anni fa bastava la pioggia ma ora non più”.
Nessun allarme “ma la situazione è preoccupante in tutto il Lazio. In questi giorni sta piovendo, ma non è sufficiente per rinforzare le falde”. Ecco perché servono “interventi strutturali per catturare l’acqua piovana – sostiene Renna -.
In Spagna si cattura il 40 per cento della pioggia caduta, in Italia la media è ferma all’undici per cento”. I circa 500 dipendenti di Anbi Lazio “fanno il massimo per soddisfare le esigenze di ogni impresa agricola dal punto dell’irrigazione ottimizzando al meglio le risorse idriche che sono principalmente quelle del Tevere e dell’Aronne per la piana di Roma, o dei canali alimentati dai fiumi Liri in Ciociaria, dal Velino nel Reatino o dai numerosi canali nella pianura pontina”.