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Le “donne laziali” che hanno fatto storia nel mondo, da Caligaris, alla Montessori e la “Lollo”

La Giornata Internazionale delle donne, è l’occasione per ricordare alcune delle donne, nate nella nostra regione e che hanno avuto un ruolo ‘storico’ per tutta l’Italia. Ma quali sono le donne che hanno lasciato un segno nella storia del Lazio? Sicuramente molte. nel Pontino una forte impronta l’ha sicuramente lasciata Clementina Caligaris un’eroina nell’Agro Pontino. Fu tra le prime tredici donne italiane a entrare nella Consulta Nazionale per la Costituente il 25 settembre 1945. Arrivò all’età di 22 anni a Sezze come insegnante elementare. Fu attiva nella politica e nei sindacati a sostegno delle donne braccianti e della loro emancipazione economica e sociale. Rappresentava le maestre nei vertici regionali dell’Unione Magistrale Nazionale. La “maestrina” di Sezze, come veniva denominata, tenne comizi nelle piazze tra i Monti Lepini e la Pianura Pontina e fu protagonista di manifestazioni politiche rimaste nella memoria popolare. Si rifugiò a Velletri dove morì da donna libera nel 1977, a 94 anni.

Impossibile dimenticare Gina Lollobrigida, la “Lollo” e da poco tempo scomparsa. Nata a Subiaco, Gina (Luigia) Lollobrigida è stata un’attrice dal carisma indiscusso. Fu un’indimenticabile icona del cinema italiano. Le sue interpretazioni le valsero numerose nomination e il premio per la migliore attrice a Cannes per “La donna più bella del mondo”. Nel 1955 la rivista Time le dedicò la copertina. Anni fa la Repubblica di San Marino ha disposto un’emissione filatelica in suo onore. I suoi personaggi sono rimasti immortali, come la bersagliera di Pane Amore e Fantasia, girato a Castel San Pietro Romano e la fata turchina delle Avventure di Pinocchio, ambientato in parte a Torre Astura. La “Lollo” si è distinta nel campo dell’arte, della fotografia e della scultura. Fu una grande sostenitrice dell’emancipazione femminile e il suo impegno sociale con le organizzazioni umanitarie le è valso molti riconoscimenti.

Un’impronta fondamentale in campo scientifico e sociale l’ha lasciata certamente, Maria Montessori. Una forte personalità che la distinse nell’impegno sociale, scientifico e pedagogico. Fondatrice e realizzatrice, nel quartiere San Lorenzo di Roma, della prima Casa dei Bambini nel 1907. Fu tra le prime donne in Italia a laurearsi in medicina e specializzarsi in neuropsichiatria infantile. Il suo metodo didattico è ancora adottato in migliaia di scuole materne ed elementari nel mondo. Un sistema educativo e pedagogico rivoluzionario per aiutare il bambino ad essere autonomo, libero di crescere come individuo e manifestarsi spontaneamente. Ha combattuto per la libertà femminile. Se il suo volto vi sembrerà familiare è perché compariva sulle vecchie banconote delle mille lire

Percorrendo i secoli passati un’altra artefice della storia laziale non può non essere annoverata Donna Olimpia Maidalchini, simbolo del potere al femminile protagonista nella Tuscia viterbese. A San Martino al Cimino, dove visse, donna Olimpia Maidalchini fu un personaggio controverso della Roma del Seicento. Legata alla propria terra e alle proprie origini, il popolo la soprannominò la Pimpaccia di Piazza Navona. Il nome le fu attribuito dalla scultura satirica di Pasquino. La principessa promosse la costruzione di Palazzo Doria-Pamphilj sugli ambienti semi abbandonati dell’antica abbazia cistercense di San Martino al Cimino. Utilizzò i materiali della ristrutturazione del palazzo romano di famiglia dove visse fino alla morte di papa Innocenzo X. Chissà se alla sua corte già si deliziavano con le castagne dei Cimini e di Vallerano nei piatti salati o dolci!

Come non citare Anita Garibaldi che a Rieti, con l’Eroe dei Due Mondi, Giuseppe Garibaldi, visse i quarantasei giorni più felici del loro matrimonio in terra europea dal 26 febbraio al 13 aprile 1849. Abitarono al primo piano di Palazzo Colelli, oggi sede dell’omonimo museo, ospiti del marchese. Le fonti raccontano che al pian terreno Anita aveva attrezzato una sartoria per la confezione delle divise militari. Qui lavoravano molti sarti e sarte della città, tutti con un ottimo rapporto con Anita tanto da proporsi come tramite con la popolazione. Fu proprio questo comportamento a riportare l’immagine di lei e del Generale nella normalità. Così i reatini cominciarono a chiamarla affettuosamente “sor’Annita”, come una di loro.

Il nostro tour tra le storie di donne straordinarie nel Lazio non può che terminare in dolcezza, come ogni festa, con un assaggio di Mimosa, la torta geniale invenzione di Adelmo Renzi, lo chef e pasticcere di Rieti che per primo l’ideò per un concorso.

F. Pensabene