== L’Inchiesta: un’indagine sui figli dei braccianti sfruttati a Latina
Lo sfruttamento dei migranti nella provincia di Latina – come appare evidente anche alla luce del blitz del 10 novembre 2023 – è ormai un fatto noto. Nelle pieghe di questo terribile fenomeno ne esiste un altro ancora più inquietante: la tratta e lo sfruttamento dei minori, anch’essi utilizzati come braccianti nelle campagne o figli di genitori sfruttati e quindi soggetti a depressioni e altri disturbi. Ne parla la XIII edizione del rapporto “Piccoli Schiavi Invisibili” di Save the Children che ha messo in luce le condizioni dei minori, vittime o a rischio di tratta e sfruttamento nel nostro Paese. Il focus del rapporto di quest’anno, è dedicato a quei bambini, bambine e adolescenti che crescono in aree dove la condizione di sfruttamento dei genitori li rende vittime, sin dalla nascita, della violazione dei loro diritti basilari in maniera sistematica e “normalizzata”, esponendoli anche al rischio di divenire loro stessi vittime dello sfruttamento ed esposti ad abusi. E, parte centrale del dossier, è stata proprio la provincia di Latina, nel Lazio. In particolare le aree di Bella Farnia, Borgo Hermada, Borgo San Donato, Pontinia e Borgno Montenero. Nella provincia di Latina ci sono circa 20 mila operai agricoli censiti/regolari, di cui 13 mila di origine straniera e i restanti 7 mila circa di origine italiana. A livello regionale i braccianti di origine indiana rappresentano la maggioranza degli stranieri (9 mila e 500 circa), seguiti da quelli provenienti dalla Romania (5 mila e 422) e dal Bangladesh (1040). Poi ci sono i braccianti irregolari, un fenomeno presente e diffuso, ma molto difficile da stimare in termini numerici. Partiamo da questi dati, perché per raccontare la vita dei figli è necessario conoscere i genitori. Dopo aver constatato che la maggioranza della popolazione agricola delle zone visitate è di origine indiana, analizziamo il profilo dei loro figli: a 9/10 anni sono spesso già adulti; al di fuori dell’orario scolastico trascorrono molte ore da soli e alle volte sono nei campi a lavorare. Crescono fratelli e sorelle più piccoli. Il livello di scolarizzazione è diffuso, almeno fino ai 16 anni. Molti di loro non fanno sport, né altre attività ricreative. Vi sono anche segnalazioni di bambini di 6/7 anni con depressione diagnosticata dal pediatra o con difficoltà a gestire la rabbia, a causa della situazione familiare disagiata. Anche loro sono vittime di una situazione difficile.