Allarme siccità nel sud pontino, Associazione Lazio Meridionale “necessario ridurre perdite da rete”
L’argomento siccità resta di drammatica attualità in tutto il Paese. Non fa eccezione la bassaregione Lazio e, in particolare, il pontino. L’associazione Lazio Meridionale e Isole Pontine ricorda la crisi idrica dell’estate 2017 che in terra Pontina viene ricordata per i disagi, per l’esasperazione della popolazione e per il dispendio di risorse pubbliche e private che ne sono derivate. “Per far fronte alla crisi – si legge nella nota dell’associazione – il gestore Acqualatina adottò misure tampone tipiche dell’emergenza: autobotti, navi cisterna, nuovi pozzi di emungimento e arrivò a proporre un impianto di dissalazione a Formia, poi rientrato per la protesta popolare.
I privati, poi, diedero corso ad un esasperato e dispendioso fai da tè, attraverso l’acquisto e l’installazione di serbatoi ed autoclavi. Lo stato di calamità indusse la politica a consentire lo scavo di nuovi pozzi di emungimento all’Acerbara e la costruzione di una nuova adduttrice idrica che, attraverso l’acquedotto di Cellole, approvvigiona la zona di Minturno.
Il collegamento -gestito da Acquacampania- utilizza l’acqua prelevata alle sorgenti del Gari di Cassino. Una triangolazione dell’acqua che costa cara agli utenti e che non rappresenta una buona soluzione: non si possono immettere nuovi volumi di acqua, quali i 160 l/s dell’acquedotto di Cellole, in una rete che perde oltre il 70% e il cui degrado è stata la principale causa della grande sete del 2017.
Ricordato doverosamente il contesto dell’epoca – si legge ancora nella nota – e allarmati dai richiami che, da qualche settimana, gli organi d’informazione diffondono sulla siccità in Italia, cerchiamo di capire cosa ci potrebbe riservare la prossima estate 2023 sulla base dei dati pluviometrici ad oggi disponibili.
Dall’esame dei dati rinvenibili sul sito dell’Arsial si vede bene che la penuria di pioggia del 2017 è stata preceduta da un 2016 anch’esso siccitoso, ma sostanzialmente privo di disagi come quelli dell’anno successivo. I dati ci dicono, quindi, che un solo anno con scarse piogge non è sufficiente a deprimere significativamente le portate delle sorgenti di Mazzoccolo e Capodacqua.
Ne occorrono almeno due di seguito. Infatti, dai grafici allegati, si vede come, sia nel 2016 che nel 2017, le precipitazioni cumulate (linea azzurra), rilevate alla stazione pluviometrica di Esperia Modale, siano state inferiori alla media storica (linea rossa).
Anche nel 2022 le precipitazioni cumulate sono state inferiori alla media (vedi grafico).
C’è stato un parziale recupero dopo l’estate, ma spesso si è trattato di precipitazioni brevi ed intense (c.d. bombe d’acqua). In questi casi l’acqua ruscella superficialmente (tutti ricordano quello che è accaduto a S. Maria la Noce e a Caravalle) e non alimenta in maniera efficace le falde. Le precipitazioni nevose sui monti Aurunci di gennaio 2023 sicuramente hanno aiutato gli acquiferi, ma è presto per dire se saranno state in grado di sopperire alla scarsa piovosità di questo inizio anno.
In simili circostanze, se anche i prossimi mesi primaverili saranno avari di pioggia, c’è il rischio che si ripetano le stesse condizioni del 2017, cioè due anni consecutivi siccitosi. Ci salveranno i pozzi dell’Acerbara e l’acquedotto di Cellole? Saranno sufficienti e a che prezzo? Un fatto è certo: l’allarme cambiamenti climatici (aumento temperature, siccità, eventi estremi…) ha raggiunto le nostre latitudini e non può più essere ignorato.
Per quanto riguarda la siccità, la lezione del 2017 sembra però non essere stata pienamente recepita da chi gestisce la rete. Ad oggi – conclude la nota – , a sei anni di distanza, di fronte a situazioni pluviometriche analoghe a quelle che condussero alla siccità dell’estate 2017, si continua a proporre d’immettere, nella rete colabrodo del golfo, nuovi volumi d’acqua provenienti dalla sorgente di Vetere di Fondi (costo stimato 18 milioni) e di aumentare le bollette per i gravosi consumi elettrici delle pompe, senza invece mettere al centro dell’azione la madre di tutte le soluzioni economiche ed ambienti accettabili, cioè la riduzione delle perdite di rete”.