Truffa allo Stato da 80 milioni, 11 indagati a Formia
Una truffa allo stato per circa 80 milioni di euro è stata scoperta dalla guardia di finanza tra il pontino e la Campania, nel settore dei bonus fiscali sull’edilizia. Quattro persone sono state arrestate, mentre ad altri 7 indagati è stato imposto l’obbligo di presentazione quotidiano alla Guardia di Finanza competente per dimora, in quanto gravemente indiziati di appartenere a un articolato sodalizio criminale con base operativa a Formia, ma ramificato nella Provincia di Salerno, dedito alla creazione e commercializzazione di falsi crediti di imposta, quantificati in oltre 79 milioni di euro, maturati mediante l’indebito ricorso alle misure di sostegno emanate dal Governo con il decreto rilancio durante la fase più acuta dell’emergenza sanitaria da Covid-19 per aiutare le imprese in difficoltà. Le ordinanze emesse dal Gip del tribunale di Cassino, sono state eseguite questa mattina dai finanzieri del Comando provinciale di Latina, coordinati dalla Procura della repubblica di Cassino, in una vasta operazione di polizia in varie località del sud pontino e, in contemporanea, nella provincia di Salerno.
Nell’ambito dell’operazione, svolta con il supporto di 6 Reparti territorialmente competenti, e della componente aerea del Corpo e del supporto tecnico delle unità cinofile c.d. “cash-dog” di Fiumicino e Ciampino, sono tuttora in corso 33 perquisizioni ed è stato disposto il sequestro dei falsi crediti, di beni mobili ed immobili, assetti societari, denaro e preziosi per i reati di “Associazione per delinquere”, “Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche” e “Autoriciclaggio”.
Risulterebbero costituire il sodalizio diverse persone, alcuni pluripregiudicati, anche per reati tributari, tra i quali una, ritenuta principale esponente, con condanna per estorsione e rapina.
Le indagini hanno consentito di acquisire significativi elementi utili a ricostruire l’articolato sodalizio, nel quale risulterebbero coinvolti 32 persone, e con un nucleo centrale composto dalle 11 undici persone destinatarie delle misure cautelari custodiali, tra cui imprenditori, 3 soggetti che hanno rivestito il ruolo di prestanome e un consulente del lavoro.
L’indagine trae origine da una specifica analisi di rischio dei dati relativi a presunte “cessioni di crediti d’imposta” da parte dei soggetti sospettati di appartenere all’organizzazione, svolta mediante l’utilizzo delle banche dati operative in uso al Corpo, corroborata dalle informazione dagli elementi acquisiti grazie a indagini e riscontri dinamici sul territorio e la valorizzazione delle segnalazioni per operazioni sospette, è stata appurata l’inesistenza dei crediti in parola, stante la totale assenza di requisiti.
Sulla base di tali preliminari risultanze, a partire dal 2022 è stato avviato un continuo monitoraggio dell’organizzazione criminale fin quasi dalla sua genesi e in tutti i passaggi di sviluppo, ricostruendone il funzionamento e acquisendo molteplici elementi in ordine alla effettiva natura del sodalizio: secondo l’ipotesi investigativa, infatti, unica finalità dell’organizzazione era la creazione e commercializzazione di falsi crediti di imposta, successivamente monetizzati cedendoli a ignari acquirenti estranei alla truffa, e quindi portati in compensazione con conseguente danno finale alle casse dello Stato.
Gli esiti investigativi hanno consentito di ricostruire il sodalizio criminale, che avrebbe adottato un modus operandi consolidato e comune alle 5 casistiche di crediti d’imposta fittizi generati: da Bonus facciate, Bonus Ristrutturazione, Sisma Bonus, Ecobonus e Superbonus. Tramite il professionista membro del sodalizio ed operante nel salernitano, si reperivano le società attive ma con scarsi mezzi finanziari e prive di una struttura organizzativa, intestate a prestanomi, ma funzionali alla creazione degli indebiti crediti d’imposta.
Si indicava falsamente, nelle comunicazioni di cessioni crediti nell’area riservata del sito dell’Agenzia delle Entrate, c.d. “Piattaforma cessione crediti”, l’esistenza di crediti d’imposta falsi, in taluni casi anche con la compiacenza retribuita di alcuni proprietari degli immobili e si cedevano sempre attraverso tale piattaforma informatica, i crediti artefatti, a soggetti e/o società cessionarie compiacenti e/o riconducibili ai medesimi, ottenendo così dalla medesima Agenzia delle Entrate, con l’apposizione del numero di protocollo telematico, l’attestazione della loro esistenza ed esigibilità.
A quel punto si commercializzavano attraverso terzi i crediti fittizi, che per i passaggi successivi rendono, il cessionario in buona fede esente da responsabilità penale per la natura fraudolenta di tali crediti, che possono così circolare liberamente e frammentarsi per un numero infinito di passaggi, confondendosi con altri eventuali crediti di origine genuina e rendendo così molto difficoltosa l’esecuzione eventuali controlli a posteriori.
L’autorità giudiziaria inquirente ha ritenuto che, attraverso tali artifizi e raggiri, i componenti dell’organizzazione abbiano indotto in errore l’Agenzia delle Entrate, procurando così l’ingiusto profitto di ottenere che crediti d’imposta falsi vengano attestati quali esistenti e cedibili a terzi, cagionando, conseguentemente, un danno patrimoniale all’Erario, corrispondente al valore dei crediti d’imposta artefatti complessivamente negoziati, attualmente stimato per un valore di oltre 80 milioni di euro.