I giornalisti dell’agenzia stampa Nova minacciati di morte
“Noi giornaliste e giornalisti di Agenzia Nova siamo rammaricati per la vicenda del collega Gabriele Nunziati, cui auguriamo il meglio per il prosieguo di una carriera che siamo certi sarà lunga e brillante”. Lo si legge in un comunicato della redazione dell’Agenzia stampa Nova finita al centro di una polemica relativa all’allontanamento di un collaboratore.
“Ci teniamo, tuttavia, a dire la nostra – si legge ancora – . A difenderci dagli attacchi gratuiti e infondati di questi giorni, dalle minacce, dagli insulti. Non li accettiamo. Ci hanno augurato di morire a Gaza, di ammalarci di cancro, ci hanno dato dei fascisti e dei servi. Ci teniamo a difendere, da lavoratori di un settore già in difficoltà, la nostra professione e l’attività di un’agenzia che in poco più di venti anni si è imposta come una delle più affidabili fonti in Italia, sui temi della politica e dell’informazione nazionale ed internazionale.
Nessuno di noi ha mai ricevuto condizionamenti politici nell’esercizio della professione. Siamo sempre stati liberi di porre le domande che riteniamo opportune, quale strumento per comprendere e aiutare a comprendere gli sviluppi dell’attualità e le complessità dello scenario nazionale e internazionale. Nessuno di noi è mai stato o si è mai sentito censurato: all’interno della redazione convivono idee e inclinazioni politiche differenti, e così è sempre stato.
Il nostro notiziario ha sempre ospitato posizioni le più diverse, anche in contrapposizione tra di esse, a prescindere dall’argomento.
Non torneremo sui motivi dell’interruzione del rapporto di collaborazione del collega Nunziati con Agenzia Nova, su cui tante inesattezze sono state riportate. Il nostro lavoro, questo vogliamo sottolinearlo, è sempre stato improntato alla ricerca massima dell’imparzialità e della obiettività. L’idea che abbiamo della nostra professione è che serva a dare notizie, a fare informazione, ad accendere riflettori su questioni complesse o, talvolta, dimenticate. Abbiamo quindi sempre cercato di non far mai trasparire il nostro pensiero, quale che sia, nell’esercizio del giornalismo. Solo i fatti, crediamo, hanno diritto di emergere nella cronaca di un’agenzia di stampa.
Siamo tutti dispiaciuti per l’esito della vicenda, ma ci teniamo a rivendicare il diritto di qualunque agenzia di stampa o mezzo d’informazione a scegliere autonomamente il proprio ruolo.
La libertà di stampa, qui, non è in discussione. In discussione c’è la dignità del lavoro di noi giornalisti, che oggi e in futuro continueremo a difendere e a rivendicare”.



