* PRIMO PIANOSanità

La salute della sanità nel Lazio: dalla carenza dei medici di base alla rinuncia alle cure, i numeri del rapporto Gimbe 2025

Quale sia lo stato della salute del settore sanità nel Paese ha come primo dato quello di essere il più diversificato fra le regioni, la mancanza di uniformità in efficienza, sicurezza, competenza nelle prestazioni, senza dimenticare i risvolti legati a corruzione, sperperi, mala sanità in generalità e, soprattutto, carenza di risorse economiche. Ogni anno si aggiunge qualche negatività sui capitoli elencati.sarebbe quasi impossibile analizzare il contesto generale e paragonarlo frale regioni del Bel Paese. Nel comprendere la portata del problema sanità ci ha pensato la Fondazione Gimbe con uno studio recentemente pubblicato e suddiviso fra le regioni italiane. Il rapporto Gimbe 2025 scatta una fotografia sul servizio sanitario nazionale da cui emerge due dati pressocché univoci, la volontà di curarsi fuori regione e, quello più allarmante, l’impossibilità economica e la rinuncia a curarsi.

Nel Lazio, la Fondazione, ha evidenziato come molti pazienti decidano ancora di curarsi fuori regione.

In tutto il Lazio sono 685mila 769 i cittadini che hanno deciso di rinunciare alle cure, con una crescita di 85mila 721 unità in un solo anno. Il dato arriva dal nuovo rapporto Gimbe che traccia un quadro sullo stato di salute del servizio sanitario nazionale.

A colpire, oltre al dato sulla rinuncia alle cure, è quello relativo alla mobilità sanitaria, con un saldo negativo pari a -2,73 miliardi, che colloca il Lazio tra le regioni che fanno registrare le performance peggiori. Mentre a trainare la mobilità attiva è soprattutto il privato accreditato (62,4%).

Nel Lazio una persona su dieci ha rinunciato a curarsi. Partendo dal dato sulla rinuncia alle cure: nel 2023 i cittadini che nel Lazio che facevano a meno di una o più prestazioni sanitarie era del 10,5%, l’anno successivo è salita al 12%, con un totale di 685mila 769 persone. Il dato è il quarto più alto a livello nazionale. Per avere un parametro di confronto: in Sardegna si registra la percentuale più alta di cittadini che rinunciano a curarsi, ovvero il 17,2%, mentre il valore più basso, 5,3%, si trova nella provincia autonoma di Bolzano. La media italiana è del 9,9%.

“Il netto aumento delle rinunce a visite specialistiche ed esami registrato nel 2024 – si legge nel rapporto Gimbe, che fa un’analisi a livello nazionale – è dovuto soprattutto ai lunghi tempi d’attesa: la percentuale di popolazione che dichiara di aver rinunciato per questo motivo è salita infatti dal 4,2% del 2022 (2,5 milioni di persone) al 4,5% del 2023 (2,7 milioni di persone), fino a schizzare al 6,8% nel 2024 (4 milioni di persone). Anche le difficoltà economiche continuano a pesare”.

La mobilità sanitaria. Altro tema che desta particolare attenzione è quello della mobilità sanitaria (in questo caso i dati sono relativi al 2022). Il Lazio figura, a questo proposito, tra le regioni che hanno generato maggiori debiti per le cure ricevute dai propri residenti fuori dai propri confini territoriali. Nel periodo 2010-2022, corrispondente al riparto del Fondo sanitario nazionale per gli anni dal 2012 al 2024, 14 Regioni hanno accumulato un saldo negativo complessivo pari a 19,03 miliardi di euro. Il Lazio rientra, in particolare, tra le Regioni con saldo negativo superiore a un miliardo, il dato è pari esattamente a -2,73 miliardi.

Per quanto riguarda invece la mobilità sanitaria attiva, ovvero i pazienti provenienti da altre Regioni e che vengono a curarsi nel Lazio, il credito è pari a 400 milioni. Un dato che è il quarto migliore a livello nazionale. A fare la parte del leone è, però, il privato accreditato, da cui arriva il 62,4% dei ricoveri e delle prestazioni specialistiche erogate in mobilità attiva. La mobilità sanitaria verso il Lazio può essere vista come positiva, come esistenza di centri di eccellenza anche nella nostra regione.

Medici di medicina generale e pediatri di libera scelta sono una parte del capitolo sanità. Il rapporto Gimbe fa anche il punto sulle carenze dei pediatri di libera scelta e i medici di medicina generale. Per quanto riguarda i primi, nel Lazio si registra il numero più alto di pediatri che raggiungeranno l’età pensionabile, pari a 70 anni, entro il 2028: sono 333. Nella Regione, comunque, al momento non emergono gravi carenze in quanto il numero medio di assistiti da ogni professionista è pari a 800, quindi al di sotto del massimale di mille (il dato fa riferimento al 2023).

Per quanto riguarda i medici di medicina generale la situazione è un po’ più complessa: quasi la metà dei dottori, il 48,7%, ha oltre 1500 assistiti. Per avere, anche qui, un parametro di confronto, la percentuale più alta si registra in Lombardia (74%), la più bassa in Molise (21,6%). Dal 2019 al 2023, inoltre, la stima della riduzione dei medici di medicina generale nel Lazio è pari al 12,3% (la media nazionale è del 12,7%). I dottori, in media, nel Lazio assistono 1279 pazienti.

“Tuttavia lo scenario è ben più critico di quanto lascino intendere i numeri – si legge nel rapporto – perché con l’attuale livello di saturazione dei medici di medicina generale risulta compromesso il principio della libera scelta: spesso è impossibile trovare un medico di medicina generale disponibile nei pressi del proprio domicilio, non solo nelle cosiddette aree desertificate (zone a bassa densità abitativa, geograficamente disagiate, rurali o periferiche), dove i bandi per gli ambiti territoriali carenti vanno frequentemente deserti, ma anche nelle grandi città metropolitane”.

Per quanto riguarda infine gli adempimenti Lea (Livelli essenziali di assistenza) la Regione raggiunge la soglia di adempimento.