* PRIMO PIANOCronaca

Finto attentato al quartiere Pantanaccio. Investigatori orientati verso una “intimidazione pesante”

LATINA – Sventato un attentato nel capoluogo pontino, il pacco sospetto, risultato poi, essere vuoto ma depositato in quell’edificio del quartiere Pantanaccio avrebbe un preciso significato per gli inquirenti. È successo ieri notte in via Mercurio e gli investigatori dell’Arma sarebbero orientati a ritenere che abbia tutto il sapore dell’intimidazione, di quelle piuttosto pesanti, sebbene sia stata consumata in maniera sottile.

Tirerebbe in ballo, il clima di tensione che sta vivendo la criminalità latinense nelle ultime settimane, con una delle famiglie più in vista del clan Di Silvio. Poco dopo la mezzanotte di ieri, infatti, uno sconosciuto ha lasciato un pacco sospetto davanti al cancello di un’abitazione.

Solo più tardi si è scoperto che il plico era vuoto, ma gli accertamenti dei carabinieri, culminati con l’intervento degli artificieri perché nel contesto di attentati esplosivi consumati in altre zone della città, non lasciava escludere alcuna eventualità. Anche e soprattutto perché il pacco era stato confezionato in maniera tale da alimentare i dubbi sul suo contenuto: si trattava di una scatola simile a quella per le scarpe, avvolta dal cellophane con l’utilizzo di molto nastro isolante. Insomma, sembrava un imballo voluto per generare allarme sul possibile contenuto.

A destare allarme era la circostanza che all’interno dell’abitazione vivono personaggi di un certo spessore criminale. A dare l’allarme, infatti, uscendo nel cortile dopo avere sentito un’auto correre via sgommando, è stato Fabio Di Stefano, catanese di 35 anni genero del potente Giuseppe Di Silvio detto Romolo del quale è ritenuto uno dei gregari più fidati, sottoposto agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta Scarface della Dda di Roma che lo descriveva come il referente dei traffici di droga per la sua famiglia, secondo gli inquirenti gestiti con metodo mafioso.

Il finto pacco bomba può essere interpretato come un inquietante avvertimento anche per un’altra ragione oltre alla circostanza che Fabio Di Stefano è stato ritenuto a lungo il reggente della fazione di Romolo, detenuto per l’omicidio di Fabio Buonamano del 2010. Lui e la moglie infatti vivono in casa di Luca Troiani, sposato con la zia della donna, ovvero la sorella dello stesso Romolo.

Troiani, conosciuto negli ambienti come il “bombolaro”, sebbene sia estraneo alle vicende criminali dell’ultimo ventennio, viene annoverato nelle ricostruzioni di fatti salienti della mala latinense per il suo ferimento a colpi di pistola nel giugno del 2003, antefatto da cui scaturì l’omicidio del cognato Ferdinando Di Silvio detto “ il bello”. Provocare un allarme bomba davanti a quella precisa abitazione di via Mercurio, è un gesto che innesca un parallelismo scontato e che provocarono una spaccatura insanabile negli ambienti della criminalità latinense culminata nell’escalation di vendette del 2010.