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Concessioni balneari, il Tar del Lazio: la delibera n° 179 del comune di Gaeta non rispetta le disposizioni UE. Le concessioni devono andare a gara

GAETA – Era finita all’attenzione dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato la delibera numero 179 adottata (settembre del 2023) dalla Giunta municipale guidata dal Sindaco Cristian Leccese, riguardante il “Differimento della scadenza delle concessioni demaniali turistico-ricreative al 31/12/2024“. In sostanza, si sarebbe trattato di una proroga per le concessioni balneari a Gaeta, che approvava anche una serie di project financing a favore di privati balneari molto discussi e che, secondo il Tar, che si è pronunciato sulla proroga, non hanno nessuna rilevanza. Anche a Gaeta, secondo la magistratura contabile, le spiagge vanno messe a gara così come in tutta Italia. Il Tar di Latina, infatti, ha accolto il ricorso dell’Antitrust, in barba al concetto molto discusso della scarsità della risorsa delle spiagge in Italia, proveniente da un computo del Governo Meloni che ha ragione di esistere. La legge, che recepisce la Bolkenstein, a distanza di un anno, prevede una “procedura selettiva comparativa ispirata ai fondamentali principi di imparzialità, trasparenza e concorrenza e preclude l’affidamento e la proroga della concessione in via diretta ai concessionari uscenti”. Secondo il tribunale amministrativo “la disapplicazione della proroga si impone prima e a prescindere dall’esame della questione della scarsità delle risorse, in quanto, anche qualora si dimostrasse che in alcuni casi speciali non vi sia scarsità di risorse naturali, le suddette disposizioni, essendo di natura generale e assoluta, paralizzano senza giustificazione alcuna l’applicazione della direttiva 2003/126/CE e precludono in assoluto lo svolgimento delle gare”.

Bacchettate anche per il Comune di Gaeta la cui la valutazione contenuta nella delibera n.179/2023 sulla scarsità della risorsa naturale, si è limitata “a far perno sui soli dati “sulla percentuale di arenili lasciati in concessione”, senza alcun approfondimento del profilo qualitativo e senza tener conto del possibile interesse transfrontaliero della risorsa stessa”. Ecco perché la delibera “risulta disallineata rispetto alle ormai consolidate coordinate individuate dalla Corte di Giustizia Europea”.

La delibera, come sostenevano le associazioni del sud pontino, “Comunità Lazio Meridionale e Isole Pontine” e “Incontri & Confronti”, aveva in sé dei “dati incredibili sugli arenili ancora liberi”, prorogando di fatto le concessioni balneari ai privati di Gaeta. Successivamente, con la delibera 250 del 21 dicembre 2023, il Comune aveva così allungato le concessioni balneari al 31 dicembre 2024.

“Come noto – spiegavano già a gennaio le associazioni – la direttiva europea sulla concorrenza, meglio conosciuta come Bolkestein, dal nome del Commissario Europeo che fortemente la volle, impone agli Stati membri di mettere a gara la gestione dei beni pubblici ritenuti scarsi, quali (per esempio) le spiagge. Inutile sottolineare come la promozione di bandi per la gestione degli arenili sia avversata dagli attuali concessionari. Questi teoricamente, previo indennizzo per gli investimenti sostenuti, potrebbero correre il rischio di vedersi sottrarre un bene (erroneamente) considerato acquisito per sempre.

Della loro preoccupazione si è fatto portavoce il Governo (invero non solo quello in carica, ma anche i precedenti), che ha tentato di far credere all’Europa che il bene-spiaggia non è scarso, perché solo una parte modesta di esso è in concessione. Per avvalorare la sua tesi il Governo non ha esitato “ad allungare” lo sviluppo dell’arco costiero italiano, portandolo dai conosciuti 8000 km. circa, a ben 11.000 km.

Poteva il comune di Gaeta lasciarsi scappare l’occasione di supportare le tesi del governo? Ovviamente no e ciò per almeno due motivi. Il primo è di filiera politica; il secondo è che i balneari, insieme ai ristoratori, costituiscono lo zoccolo duro del patto elettorale che ha permesso alla coalizione di centro destra di vincere le elezioni”.

Fatto sta che, ora, l’Autorità della Concorrenza, sulla base della istanza pervenuta da un’altra associazione “Mare Libero Aps”, ha avuto ragione davanti al Tar di Latina.