Compra una casa all’asta, ma viene “invitato” a vendere ad un amico. In cinque arrestati per estorsione con metodo mafioso

LATINA –  Aveva comprato all’asta una casa in Via Attilio Regolo a Latina, ma i vecchi proprietari la volevano indietro, acquistandola a un prezzo di favore. E’ quanto emerge dall’inchiesta della Dda di Roma, coordinata dai pm Luigia Spinelli e Alberto Gualtieri che ha portato questa mattina all’esecuzione di cinque misure cautelari per il reato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Quattro persone sono finite in carcere, la mandante e i tre esecutori,  mentre per una quinta persona è scattato il divieto di dimora a Latina.

Le indagini, condotte dai poliziotti della Squadra Mobile sono nate dopo la denuncia sporta a ottobre del 2023 da un cittadino di Latina che stava subendo “pressioni”  da qualcuno che voleva obbligarlo a vendere l’appartamento aggiudicatosi all’asta dove in precedenza  – veniva a scoprire – avevano vissuto una donna e il suo compagno ritenuto vicino a clan camorristici di Napoli. Le intimidazioni erano state messe in atto subito dopo l’acquisto della casa, a partire da luglio dello scorso anno, da parte di tre persone,  una delle quali ritenuta in passato organica a Cosa Nostra agrigentina.

Nel corso di alcuni incontri – in occasione dei quali vi sarebbe stata l’opera di mediazione svolta da un esponente della famiglia Di Silvio, il noto clan stanziale a Latina  al centro di una serie di inchieste e di processi conclusisi con condanne anche pesanti  nei confronti di esponenti di spicco – alla vittima sarebbe stato consigliato di vendere l’immobile, ad un prezzo inferiore a quello di mercato ai precedenti proprietari, che venivano presentati come persone poco raccomandabili originarie di Napoli, con l’avvertimento che rifiutare la proposta lo avrebbe esposto a non meglio specificate ritorsioni. In seguito, gli sarebbe stato comunicato che i precedenti proprietari non erano più interessati a rientrare in possesso dell’abitazione, ma pretendevano 12.000 euro per considerare chiusa la questione.

“Inoltre di fronte ai tentennamenti della vittima, l’esponente del clan Di Silvio avrebbe affermato di non poter fare più nulla per aiutarlo,  lamentandosi oltretutto  per “la mancanza di rispetto subita” e pretendendo per questo il pagamento immediato di 2.000 euro”, ha spiegato il vicequestore Mattia Falso dirigente della squadra Mobile di Latina. Eseguite anche una serie di perquisizioni.

Un quadro indiziario rilevante quello delineato dall’attività di indagine svolta, che ha portato all’esecuzione di quattro misure di custodia in carcere e di un divieto di dimora, eseguite tra le città di Latina, Roma e Napoli. Contestualmente, sono stati eseguiti decreti di perquisizione personale e locale nei confronti di tutti gli indagati e presso la sede legale e le unità locali di una società riconducibile a due di questi.